sabato 9 giugno 2007

Lettera 2: L'Amicizia


Caro Emautù,

ti scrivo per la seconda volta a breve distanza dalla prima, in quanto c'è tanto da comunicarti ed ho inoltre il tempo per poterlo fare. Potrei usarlo per fare altro, magari passeggiare per le vie del centro della nostra città, sfruttando la bellissima giornata di oggi. Ma non mi va, in quanto dovrei farlo da solo. Non preoccuparti, comunque: non sono un riccio. Stasera uscirò con due carissimi amici, o meglio gli unici. Ed è proprio questo il tema protagonista di questa lettera, l'amicizia. Per cominciare, Cicerone scriveva che essa non è frutto di calcolo o necessità; non è interessata simulazione d'affetto; non è complicità in azioni disonorevoli. E', invece, il naturale sentimento che unisce le animi nobili ed oneste ed è un vincolo più forte dei legami di sangue. Ed in questi ultimi anni, caro Emautù, io ho trascurato l'amicizia, perché troppo legato all'amore. Ho messo da parte chi mi ha dimostrato di essere un sostegno sempre presente ed un conforto solidale nei momenti più difficili della mia esistenza. Ed ora che l'amore, ahimé, non è nutrito più dall'amata, che ha deciso di fare strada a sé, il desiderio di amicizia è nuovamente rinato. A torto, naturalmente. In quanto l'amicizia non deve essere presa in considerazione solo per motivi di convenienza, ma sempre. Perché, riprendendo il buon vecchio Cicerone, l'amicizia è dividere gioie e affanni in una comune tensione verso il bene ed il giusto. Mi accorgo, dunque, di avere sbagliato e ti esorto, Emautù, di non commettere i miei stessi errori, ma di rispettare il valore dell'amicizia. Però, ci sono amici ed amici. Sono difficilmente tali, ad esempio, coloro i quali compiono il tuo medesimo cammino di qualsivoglia genere, giacché, una volta compiuto o interrotto, ti potresti accorgere che non lo sono mai stati, proprio com'è accaduto a me. L'amicizia è sempre tale, a prescindere dal percorso. L'amicizia vera, infine, è quella che ha come elemento costitutivo la fiducia reciproca, come scrisse per bene Seneca a Lucilio, "se stimi amico uno, e poi non hai in lui la stessa fiducia che hai in te stesso, commetti un grave errore e ignori il valore della vera amicizia. Prendi ogni decisione d'accordo con l'amico, ma prima sii ben sicuro di lui. Prima devi giudicarlo ma, una volta che hai stretto l'amicizia, devi fidarti pienamente di lui".

In politica, invece, l'amicizia esiste di rado. Sempre Cicerone scrisse che essa applicata all'agire politico, è armonia e comunione d'intenti nel superiore interesse dello Stato. Esatto. Ma nella nostra società, così come ti ho accennato nella prima lettera, la politica sta risentendo della crisi generale ed è contraddistinta dall'interesse oligarchico piuttosto che dal bene comune. Proprio oggi si sono parlati ufficialmente Romano Prodi e George Bush ed il primo ha affermato che "è stato un incontro interessante ed amichevole". Ma tra i due c'è un abisso, soprattutto perché differente è il loro modo di concepire l'attività politica e l'amministrazione dell'esecutivo di uno Stato. Il Presidente del Consiglio dei Ministri, capo del centrosinistra, non può essere amico del Presidente degli Stati Uniti d'America, nemico dichiarato di buona parte dell'Unione, soprattutto di quella estremista. Proprio in questo momento, ad esempio, a Roma stanno manifestando contro l'orco americano esponenti della maggioranza parlamentare, come la senatrice Franca Rame, moglie di Dario Fo, che spesso ha palesato l'incoerenza politica, perché pur essendo contraria a molte cose, ha accettato sempre di votarle per non far cadere il Governo, ed il celeberrimo senatore Franco Turigliatto, cacciato qualche mese fa da Rifondazione Comunista, reo di aver mostrato tecnicamente le difficoltà dell'Unione di governare il Paese, giacché al Senato della Repubblica la situazione numerica è davvero precaria. Oggi, dunque, l'amicizia in politica è soprattutto ipocrita. Non esiste più l'Atene di un tempo, caro Emautù.

Ora, ti saluto con affetto ed anche stavolta ti lascio con un pensiero di Epicuro: "L'amicizia percorre la terra, annunciando a tutti noi di svegliarci per comunicarci la gioia l'un l'altro".

Buona serata.

1 commento:

Bulgakov ha detto...

Penso da qualche giorno alla sigla di una nota trasmissione radiofonica, ripete incessantemente "siamo sè stessi". Essere sè stessi, conservare questa condizione è una delle cose più difficili da preservare. Prendo in prestito il tuo Epicuro e la sua dottrina sulla nascita delle cose. Epicuro sostiene che tutto è composto da particelle elementari. Queste per loro natura tendono a seguire una traiettoria verticale verso il basso e quella seguirebbero per sempre se non esistesse il clinamen. Nel loro percorso esiste cioè una "deviazione", una forza che li fa urtare, producendo qualcosa di nuovo. Ecco queste deviazioni del tutto naturali tendono a farci essere meno sè stessi. E' solo una questione di ritrovare la tua traiettoria, cosa difficile ma indiscutibilmente possibile. Chiaccherando con emautù ti accorgerai che un pò di lui, la parte che più ti piaceva è sotterrata da qualche parte,celata da un folletto che vuole nascondere questo tesoro rubato. Gli amici sono valide vanghe per smuovere la terra e portare alla luce.